A.C. 2500-A
Grazie, Presidente. I dati, purtroppo, non lasciano dubbi: il rapporto d'estate della Commissione europea ci ricorda la gravità della recessione, il rapporto dell'OCSE ci ricorda la gravità della disoccupazione, Banca d'Italia ci ricorda la fragilità dei bilanci delle famiglie. Aumenta in Europa la distanza tra i partner e c'è il rischio che la ripresa accentui questa divergenza. Ma il rapporto della Commissione offre anche un piccolo squarcio di ottimismo: forse la recessione ha toccato il fondo della sua caduta, inizia una ripresa, anche se parziale, anche se debole, ma la ripresa dovrà essere ben più forte di quella prodotta meccanicamente dal mercato per garantire la sostenibilità del Paese. La crisi ha messo a nudo la fragilità del Paese, la pubblica amministrazione, la burocrazia, un modello di specializzazione con servizi di prossimità importanti e quindi più esposti al lockdown, ma ha anche esposto la resilienza e la determinazione degli italiani. Si può e si deve far prevalere un quadro di ottimismo, sia nella ripresa che nell'avvio di un nuovo meccanismo di crescita basato su una transizione digitale e una transizione verde. Occorre perciò una forte azione di Governo che deve gestire diverse fasi interconnesse: l'emergenza, la ripresa, che poi deve sfociare in una crescita sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale e finanziario. Occorre, quindi, una visione unitaria del processo e un orizzonte di medio-lungo periodo, che sia fortemente inserito in un quadro europeo a sua volta profondamente cambiato.
Il “decreto Rilancio” si inserisce, quindi, in un sentiero complesso di misure che partono con il “decreto Liquidità”, con il “Cura Italia” guardano avanti, proseguono con il “DL Semplificazione”, con il Piano nazionale di riforma, con la legge di bilancio. Questo sentiero si inserisce in un contesto europeo, come dicevo, profondamente cambiato, che vede la sospensione del Patto di stabilità, l'allentamento della disciplina degli aiuti di Stato, un massiccio intervento della Banca centrale europea. Si tratta di una grande opportunità, ma, permettetemi di dirlo, con un rischio: il rischio è illudersi che il vincolo di bilancio sia scomparso indefinitamente e che il sostegno alla BCE sarà sempre disponibile in misura illimitata. Il vincolo di bilancio non è scomparso, è solo procrastinato nel tempo. L'intervento della BCE potrebbe incontrare limiti tecnici e legali. A maggior ragione occorre guardare al vincolo di bilancio per cercare la qualità e non solo la quantità degli interventi. Il “decreto-legge Rilancio” ha comunque una dimensione senza precedenti e non è altro che debba essere così, vista la crisi senza precedenti.
Si tratta di un intervento essenziale, che deve porre le basi per un superamento che comporti un'uscita ordinata dal lockdown e non comprometta un graduale ritorno alla normalità, magari una normalità diversa da quella che eravamo abituati a vivere. Il “decreto Rilancio” contiene molte misure, che riflettono a volte un difficile equilibrio tra disponibilità e bisogni del Paese, misure di sostegno immediato per imprese e famiglie, ma anche misure che guardano al rafforzamento del bilancio delle imprese come precondizione per un rilancio degli investimenti privati. Per completare questo quadro e accelerare la rincorsa verso una crescita sostenibile, occorre il sostegno degli investimenti pubblici, bloccati in Italia da fattori precedenti alla crisi. Il “decreto Semplificazione” rappresenta, quindi, un sostanziale fattore di completamento all'azione del “decreto Rilancio”. Ma non è solo una questione di semplificazione: l'Italia è bloccata da tempo su tassi di crescita del prodotto e della produttività non accettabili e questo per ostacoli di natura strutturale, oltre alla pubblica amministrazione, il sistema di istruzione, la giustizia civile, un sistema fiscale iniquo, inefficiente, poco trasparente, la scarsa propensione all'innovazione e alla crescita delle imprese. L'Europa ci viene incontro anche da questo punto di vista: Next Generation EU, cioè il Recovery Fund, mette a disposizione ingenti risorse da usare in programmi strutturali per avviare quegli investimenti che sono il veicolo con cui le riforme sono introdotte nel sistema economico. Il Paese può e deve rispondere con progetti ambiziosi, realistici e verificabili nella loro esecuzione, e per questo deve definire una scala di priorità.
Questo quadro complesso ha bisogno, infine, di un ingrediente fondamentale: la fiducia; fiducia che permette di sostenere aspettative ottimistiche nel breve e nel medio termine. Senza la fiducia le risorse non si spendono, senza la fiducia non si rilanciano gli investimenti. Compito dell'azione di Governo è anche quello di alimentare la fiducia al Paese: fiducia nella bontà dei progetti e nella loro implementazione. E questo mi porta alla conclusione e all'annuncio del voto favorevole del gruppo del PD.